Prima o poi sarai mia
spazi collettivi dell’ SPDC Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Ospedale Santa Croce di Moncalieri
CLIENT:
Fondazione per l’Architettura
DATE:
2021
SERVICES:
Interior design / landscape design
Progetto vincitore del concorso “Aria - Architettura Riabilitazione” bandito da ASLTO5, Fondazione per l’Architettura e MinD – Mad in Design
con Marta Carraro e Pietro Bartolomeo D’Albertis
In un caldissimo pomeriggio di giugno siamo entrati per la prima volta nel reparto dell’SPDC dell’Ospedale Santa Croce di Moncalieri e abbiamo percorso i luoghi del progetto: due stanze quadrate con pochi arredi, dei corridoi con alte finestre, un grande terrazzo chiuso da una gabbia. Alcuni dettagli, come i pavimenti in seminato veneziano, testimoniano l’origine di questo edificio, le Ville Roddolo, costruite all’inizio del ‘900 dallo psichiatra Tommaso Roddolo: dodici ville inserite in un grande parco, “Stabilimento fisioterapico per sole signore e signorine. Cura, convalescenza e riposo - Per le malattie del ricambio e nervose”, ogni villa con un nome femminile, in omaggio alle donne della vita del medico. Con noi ci sono Graziano, infermiere e scrittore. Conosce a fondo il reparto e ha ambientato qui anche uno dei suoi romanzi. E Rosalba, ci è entrata con un TSO alcuni anni fa, i suoi ricordi sono confusi, il suo percorso di riabilitazione è iniziato da qui.
Il progetto prende forma attraverso le immagini che scaturiscono nella co-progettazione. Una, in particolare, emerge con forza: è l’immagine della “voliera”, parola che usiamo per nominare la gabbia del terrazzo, che vogliamo “aprire” per far entrare il paesaggio. Nel nostro progetto la voliera diventa una green-house, una serra con piante che curano e … sono curate. Conosciamo le evidenze scientifiche sul potere di guarigione delle piante e in questo progetto il terrazzo diventa un giardino con piante erbacee e mellifere per farfalle e insetti impollinatori, che svolgono in natura un ruolo vitale per la regolazione dell’ecosistema. La cura delle piante, la raccolta delle erbe aromatiche e dei fiori eduli da essiccare o utilizzare in cucina, l’osservazione degli insetti e dei cicli della natura, la cura anche di piccoli volatili che possono nidificare nel giardino, diventano elementi che connotano un nuovo uso dello spazio, funzionale ai percorsi di riabilitazione degli utenti.
Dal punto di vista formale ed estetico, l’immaginario che permea il progetto è quello dell’architettura dei giardini e dei padiglioni di inizio ‘900, ispirata dalla storia delle Ville Roddolo: una memoria che si è persa nelle trasformazioni e usi successivi del complesso e che invece può dare identità e nuova dignità agli spazi.
Il disegno del terrazzo, con la forma sinuosa del vascone, rievoca le bordure dei giardini paesaggistici inglesi e gli archi della voliera diventano tutori per piante rampicanti che mascherano, con le foglie e il movimento degli steli, la rigidezza della griglia. Il giardino segreto, animato da insetti e uccellini, si irradia anche all’interno del reparto, con decorazioni murali e tappezzerie di gusto floreale ed esotico, all’interno di archi disegnati o in boiserie. Gli arredi vogliono dare agli utenti la possibilità di scegliere e agire sullo spazio, rimodellandolo e appropriandosene. La seduta esterna ha angoli appartati immersi nel verde e zone di socialità, il divano nel soggiorno è composto da moduli diversi che si ricompongono, i tavoli nella sala da pranzo consentono varie disposizioni per ospitare altre funzioni, oltre a quella del consumo dei pasti. La grande dispensa richiama i mobili da erboristeria e le sue ante sono decorate come i manuali di botanica dei primi del secolo. Tutto lo spazio -il giardino, le pareti delle stanze, la dispensa- è “parlante”: pannelli e cartelli informano sui nomi botanici delle piante o sui nomi scientifici delle farfalle, mentre il corridoio di transito, punto di arrivo e di partenza, diventa il luogo in cui scoprire la storia dell’edificio e ritrovare il proprio posto nel mondo.